La strutturazione delle figure professionali necessarie e il numero di queste rispecchia la stessa tipologia di personale previsto per le strutture analoghe (CRA).
Un organico ampio ed articolato con l’obiettivo di accogliere e supportare i pazienti provenienti dall’internamento in una particolare fase riabilitativa e risocializzante del loro percorso di vita.
Il dispositivo comunitario della struttura psichiatrica in questione si organizza in modo da coinvolgere i soggetti come “attori di una famiglia allargata”, all’interno di uno spazio che, per dirla con le parole di Bion (1961), cerca di essere progettata come un edificio a pareti trasparenti che lascia loro “libertà di movimento” in una direzione che può essere considerata come la risultante dei loro impulsi conflittuali.
Un ambiente “contenitore” esterno ove i pazienti ricreano le loro relazioni oggettuali interne, caricando di intenso controtransfert il processo terapeutico.
Attraverso il solido riferimento di una referenza psichiatrica, una psicologica, un infermiere e una coppia di operatori, nonché all’interno di un’equipe composta da più di quaranta persone, i pazienti vivono l’intensa fatica di un percorso comunitario ai limiti tra la contenzione e la risocializzazione, tentando di recuperare e di essere sostenuti nelle loro abilità funzionali più o meno residue, oltre che per sperimentarsi in migliori capacità relazionali di gruppo.